Nacque a  Padova nel 1841

dove si laureò in Matematica nel 1862. Insegnò dapprima nell’Ateneo padovano e dal 1878 a Torino in qualità di professore ordinario di Fisica Sperimentale. Mantenne la cattedra fino al suo collocamento a riposo nel 1910. Fu Direttore della Scuola di Farmacia, Rettore  e membro attivissimo del Consorzio Universitario. Anche in pensione mantenne la carica di Preside della Facoltà di Scienze fino al 1919, così come fu presidente dell’Accademia delle Scienze fino al 1922

Fu molto attivo come insegnante, i suoi allievi lo ricordavano per la parola chiara, semplice, precisa e le dimostrazioni sperimentali opportune e convincenti  Pubblicò nel 1874 un  “Manuale di Fisica Pratica o guida alle ricerche fisiche sperimentali” che fu un riferimento per più generazioni di studenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1877 pubblicò “Delle misure e delle unità elettriche assolute”.

Morì a Torino nel 1926.

Dal punto di vista delle ricerca la principale caratteristica dei suoi lavori fu sempre l’utilizzo del metodo sperimentale e il rigore nell’esame critico dei risultati tanto che fu definito da alcuni suoi colleghi “ il misuratore per eccellenza” Le sue indagini toccarono i più svariati campi della Fisica : dalla termologia alla chimico fisica, all’elettrostatica, alla termoelettricità, alla conduzione elettrica attraverso i gas, alla fotoelettricità, ecc. al valore didattico, alla non comune abilità nella ricerca sperimentale il Naccari aggiunse doti veramente eccezionali di Maestro.

Si tenne invece lontano dalle grandi questioni teoriche che agitavano la parte più innovativa della fisica del suo tempo.

Anche grazie alla sua dedizione e al suo impegno nel 1898 si arrivò all’inaugurazione del nuovo Istituto di Fisica al Valentino: qui gli ampi spazi permisero di svolgere le ricerche in modo decisamente più valido e di accogliere molti giovani che divennero fisici illustri in diversi Atenei d’Italia.

Queste le parole espresse in un necrologio dal suo allievo Eligio Perucca che descrivono al meglio  l’uomo, il maestro, e lo scienziato: “Allorquando l’opera del fisico, già grave di anni e prossimo ad abbandonare il suo posto, sembrò diminuire di intensità e poi cessare, io, allora suo assistente, trovai ancora in lui il maestro che meravigliosamente aiuta e incoraggia. Dalla figura alta e signorile, dal tratto sobrio e aristocratico, celò sotto un’apparenza fredda e austera un cuore buono e generoso; in gran copia offrì ai suoi discepoli scienza e affetto ; e questi ricambiarono affetto rispettoso e sincero, ammirazione, reverenza. Modesto fino ad essere ingiusto con sè stesso, nel 1910, ritiratosi dall’insegna mento, non volle onoranze. Un gruppo di suoi allievi si raccolse nella sua casa e gli offrì, in omaggio, una pergamena carica di firme di allievi di fisica, degli allievi più particolarmente suoi perchè da lui guidati fino alla laurea. Ho riletto quei nomi. Si rileggano quei nomi di allievi ; in quelli è scritto che Naccari fu il Maestro che creò nell’ateneo di Torino una scuola di Fisica, dalla quale uscirono a decine i fisici che ora insegnano fin nelle più lontane università d’Italia. Eredità di scienza e di affetto così ampiamente largita lascia traccia duratura e feconda ; gli atenei d’Italia, quello di Torino specialmente, ricorderanno a lungo il grande scomparso”.